riesco meglio ad affogare

E se staccano la mano che mi regge dalla pancia la paura è tanta,non mi sento ancora pronto.

domenica 29 agosto 2010

Elisewin,io non sarò mai più salvo.


Vestiti di me e poi amami ancora un pò.
Non lasciarmi qui solo a morire tra alcolici e mozziconi,non mi merito tutto questo,non ti meriti tutto questo,sono io che parlo a me stesso.
Le tue parole non avrei dovuto leggerle,come Zanna,tecnicamente non mi avresti mai lasciato.
Ho ancora degli amici o sto continuando a gettare inutilmente monete da un euro a baristi indigesti che non amano la mia compagnia?
Ho un look che fa schifo.
Non sembro una rockstar.
Ce lo caghi che sei un artista.
Dove cazzo sono i tuoi piercing?
Dove minchia nascondi i tatuaggi?
E tu saresti alternativo?
Non vedi che sei solo un coglione?
Mica ti assumono,a te,da FRAV,sei troppo sfigato.
Fatti un personaggio o vali meno di zero.

A PIERPAOLO CAPOVILLA
Dicono che al giorno d'oggi i giovani pensano solo ai social network
e non siano in grado di aver opinioni personali e giudizi critici.
Io vorrei cercare di discostarmi da questo luogo comune,ahimé realistico,
per esprimere un'opinione personale di cui forse non sono il solo esponente,
secondo il concetto tanto amato del libero scambio di idee.
Vorrei allora dire grazie per ripetere le stesse frasi ad ogni concerto,
grazie di cuore.
Vorrei dire che non puoi immaginare come hai reso fantastico uno degli album più sentiti e importanti
per me con questo atteggiamento.
Grazie per rendere più emozionanti le risse di un fanatico che il concerto.
Con affetto,porgo i miei saluti antiredditizi.
Perché io dei tuoi testi mi sono innamorato e non riuscirò mai a smettere
di amarli,per questo ci sto doppiamente male.
Ma soffrirò in silenzio,anche questa volta.

Oggi ho visto le stelle e pensato immediatamente a Kant,amo il cielo stellato e ho una forte legge morale dentro di me.
A volte temo sia persino eccessiva,non mi permette di lasciarmi andare,gettarmi in storie inutili e scopate gratuite.
Non ho abbastanza forza di volontà da dire addio ai miei vizi.
E se poi te ne penti di lasciare il tuo ragazzo?
Saremo felici saremo felici saremo felici saremo felici saremo felici saremo felici felici felici felici felici felici.
Dovremmo provare a vivere come Elisewin e Thomas,anche solo per una notte come loro.
Nessun filosofo sa spiegare il senso dell'amore discostato da eros,piacere sessuale atto a far avanzare la specie conducendola verso un'eterna infelicità (vedi Schopenhauer ndr) e agapé,amore caritatevole verso l'umanità.
Nessuno sa spiegare l'amore incondizionato svincolato da legami di interesse di tipo commerciale o affettivo,quell'amore che non risponde all'homo homini lupus,quell'amarsi non per abitudine o esser meno soli ma che viene da se.
In fondo lo dice anche Bianconi che "c'è un amore che non muore mai [...] a sapertelo spiegare che filosofo sarei?"
Dicono sia brutta la vita degli uccelli in gabbia.

C'è fannullone e fannullone. C'è chi è fannullone per prigrizia o per mollezza di carattere, per la bassezza della sua natura, e tu puoi prendermi per uno di quelli. Poi c'è l'altro tipo di fannullone, il fannullone per forza, che è roso intimamente da un grande desiderio di azione, che non fa nulla perché è nell'impossibilità di fare qualcosa, perché gli manca ciò che gli è necessario per produrre, perché è come in una prigione, chiuso in qualche cosa, perché la fatalità delle cirscostanze lo ha ridotto a tal punto; non sempre uno sa quello che potrebbe fare, ma lo sente d'istinto: eppure sono buono a qualcosa, sento in me una ragione d'essere! So che potrei essere un uomo completamente diverso! A cosa potrei essere utile, a cosa potrei servire? C'è qualcosa in me, che è dunque? Questo è un tipo tutto diverso di fannullone, se vuoi puoi considerarmi tale. Un uccello chiuso in gabbia in primavera sa perfettamente che c'è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che c'è qualcosa da fare, ma che non può fare: che cosa è? Non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso: "gli altri fanno il nido e i loro piccoli e allevano la covata", e batte la testa contro le sbarre della gabbia. E la gabbia rimane chiusa e lui è pazzo di dolore. "Ecco un fannullone" dice un altro uccello che passa di là, "quello è come uno che vive di rendita". Intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo. Ma arriva il tempo della migrazione. Accessi di malinconia – ma i ragazzi che lo curano nella sua gabbia si dicono che ha tutto ciò che può desiderare – ma lui sta a guardare fuori il cielo turgido carico di tempesta, e sente in sé la rivolta contro la propria fatalità. "Io sono in gabbia, sono in prigione, e non mi manca dunque niente imbecilli? Ho tutto ciò che mi serve! Ah, di grazia, la libertà, essere un uccello come tutti gli altri!". Quel tipo di fannullone è come quell'uccello fannullone. E gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa, prigionieri di non so quale gabbia orribile, orribile, spaventosamente orribile... Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri. Tutto ciò è fantasia, immaginazione? Non credo, e poi uno si chiede "Mio Dio, durerà molto, durerà sempre, durerà per l'eternità?". Sai tu ciò che fa sparire questa prigione? È un affetto profondo, serio. Essere amici, essere fratelli, amare spalanca la prigione per potere sovrano, per grazia potente. Ma chi non riesce ad avere questo rimane chiuso nella morte. Ma dove rinasce la simpatia, lì rinasce anche la vita.
Vincent Van Gogh

Ma io sono umano e forse anche un pò sbronzo e certe cose non posso capirle.
Meglio che finisca la mia birra e corra a letto.
Che poi arriva l'extraterrestre e mi porta via.

1 commento:

  1. ehi Tu.

    io leggerei mille volte ciò che scrivi. è geniale, un po' pungente ma sentito.
    mi ci perdo, come sempre.
    sei una bella persona, ma già lo sai.
    con affetto, Joey.

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