riesco meglio ad affogare

E se staccano la mano che mi regge dalla pancia la paura è tanta,non mi sento ancora pronto.

domenica 18 marzo 2012

io se fossi Dio

Se la morte fosse reversibile io vorrei morire. Non sempre una notte può bastare in vita. Non sempre otto ore per dormire possono esser sufficienti. La morte dovrebbe essere come un'eterna dormita, che quando una persona vuole decide di svegliarsi ed è un po' come risorgere ma si è sempre la stessa persona che era morta, o che era andata a dormire se si preferisce così definire questo status, solo che non ci si sveglia di soprassalto nel pieno della notte con gli incubi, non esistono disturbi del ritmo sonno-veglia e la mattina non ci si deve necessariamente alzare. Ad esempio una persona decide di morire un mese e dopo un mese rinasce fresca e riposata senza dover passare un mese da incubo e tormentarsi nel letto ed esser afflitta da infiniti problemi e sudare e girarsi e rigirarsi nel letto e svegliarsi con la nausea e l'ansia al sol pensiero della giornata che deve incominciare. Se la fase REM è proprio necessaria i sogni dovrebbero esser sempre belli ma non troppo che poi svegliandosi uno se ne pente che il sogno sia finito, oppure strani che svegliandosi si fanno due risate ma mai brutti da svegliarsi terrorizzati e ricoperti da sudori freddi, al più di quella bruttezza che una volta svegli si è felici di ritrovarsi nel proprio letto. Dovremmo tutti vivere come biancaneve che cade addormentata per anni dopo aver mangiato una mela stregata oppure come la principessa che si addormentava per secoli dopo essersi punta con l'ago del telaio ma senza aspettare il principe azzurro, svegliandoci di nostra volontà. Che poi io da bambino la bella addormentata la odiavo perché poteva evitare benissimo di pungersi con il fuso ma ogni volta si pungeva lo stesso anche se avrebbe potuto evitare. Forse sapeva già che il principe l'avrebbe svegliata e si godeva questo onore concedendolo a tutti i propri sudditi. Che poi sin da bambino non solo l'idea dell'inferno mi ha sempre terrorizzato ma anche quella del paradiso perché entrambi sono eterni e pensavo che in paradiso avrei cantato in eterno lodi a dio e la cosa non mi entusiasmava granché e poi anche se fossi stato stanco non avrei mai potuto dire "basta non ne ho più voglia finiamo con questa cosa" perché sarebbe durato in eterno senza essere una cosa stupenda per me. così un giorno ho deciso che se esiste un paradiso non è altro che un orgasmo eterno che non finisce mai, fuori dal tempo e dallo spazio e non in cielo sopra le nuvole. ci sarebbe il tempo per vedere i propri cari, poi dopo un po' nient'altro che un orgasmo fuori dal tempo e dallo spazio. oppure contentezza infinita ma extracorporale. è una fortuna che sia cresciuto e abbia compreso che non bisogna aver paura della vita ultraterrena. perché se io fossi Dio la morte la farei reversibile

martedì 10 gennaio 2012

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Da alcuni giorni ho la pretesa di fingere di aver iniziato a far finta di ascoltare musica screamo in italiano. Il che si traduce bene con l'espressione ascolto la canzone Nirvana dei Raein ritrovata per caso nel loro ultimo album scaricato ancora più casualmente da internet. Chiedo scusa alla band per non aver fatto loro donazioni ma la carenza di denaro è una costante della mia vita come le x nelle equazioni da risolvere negli esercizi alle scuole superiori. Crisi e non crisi, Monti mari laghi colline città a prescindere.
Continuo imperterrito nell'ascolto di quella canzone a metà tra il rapporto sessuale, un continuo crescere di emozioni fino a un'esplosione finale che non può essere che un orgasmo, non un abbraccio, non un bacio, non la tua festa dei 18 anni non le cazzate fatte in adolescenza, non i concerti che tolgono il fiato non il pogo che spacca le ossa ma un orgasmo. Forse una dose di eroina quando si è a rota, non mi è dato sapere. L'altra metà è un richiamo innegabile a Nietzsche. L'eterno ritorno dell'uguale che per tre minuti e trenta secondi mi sembra l'unica possibilità dell'uomo. Accettare ogni cosa accada nella propria vita. Esser in grado di perdere parti di sé senza pentimento, poiché saranno destinate a tornare. Le crisi cicliche d'ansia, le situazioni deprimenti che si ripresentano allo scoccare di ogni anno, negli stessi mesi in cui le si aveva abbandonate l'anno prima, succubi forse del ricordo di ciò che è stato l'anno passato. Tutto è destinato a ripetersi e a noi non resta che accettarlo. Il tutto espresso in chiave contemporanea, con notevole spettacolarizzazione e stimolazione automatica del piacere attivato dai decibel provenienti dalle cuffie. Che poi sicuramente Nietzsche voleva dire tutt'altro con le sue opere, ma per ora noi continueremo a non ritenerlo nazista ante litteram. Timori e tremori nello studiare la psicologia dinamica. Sentire su di sé ogni possibile malattia, riviverla su chi mi sta intorno. Il mondo agisce su un principio per cui tutto diventa sintomi psicosomatici nella mia testa. Il mondo agisce sulla paura di morire che contraddistingue il pianto di ogni essere che viene al mondo. Un mix di Bologna Violenta e Martin Heidegger, bervismo ed esistenzialismo. Fondamentalmente la stessa cosa, con la sola differenza che la prima si avvicina più all'idea di vivitela easy, segui l'esempio del Drugo in Big Lebowski, il secondo è stato uno dei più grandi pensatori del secolo appena passato, continuatore di un indirizzo del pensiero filosofico fondamentale per l'essere umano. Nazista anche lui o quantomeno così in molti lo vogliono ricordare, anche se io non riuscirei a spiegarmi la sua storia con Hannah Arendt. Ma non voglio proseguire il discorso oltre, di errori concettuali penso di averne già fatti a sufficienza. Tornerò a correggermi in un altro ciclo di vita.

affinchè tutto accada di nuovo oltre che nulla vada perduto.
saremo il fatale prevalere dell'azione.
per sempre, tutto comincia ora.

lunedì 14 novembre 2011

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre gennaio

Non è una cosa che si decide. E' novembre e il mondo decide di crollare. E' una verità che va accettata come tale. Come gli assiomi in geometria e i dogmi religiosi. Ti ho chiesto se volessi venire al mare con me e tu deciderai che io non devo fare più parte della tua vita. Non so secondo quale logica, non è proprio una profezia che si autoadempie ma più una variabile dipendente e una indipendente. Forse una relazione spuria, per esser psicometrici. Tu stai male senza sapere il perché, o forse non vuoi farmi del male e preferisci non dirmelo, non so. E' novembre, uscire al freddo la mattina e sentire le gambe che assiderano. E' novembre degli autobus alle cinque del pomeriggio che passano per corso Massimo all'imbrunire e io vorrei solo piangere ma mi trattengo perché si sta schiacciati come sardine e non voglio far brutta figura. E' novembre e non mi interessano le foglie che cadono, i colori dell'autunno, gli alberi spogli, le caldarroste. E' novembre dalle vampate di calore e le fitte allo stomaco, i pensieri lancinanti e gli attacchi d'ansia senza un motivo. E' novembre che precede dicembre, che anticipa capodanno, che è tradizione passare male. E' novembre uno di quei mesi in cui la vita prende necessariamente una piega sbagliata. Che se ci fosse un dio gli chiederei perché prima di dirgli che farebbe una miglior figura a fingere di non esistere. E' novembre piangere sperando che i miei non entrino in camera e si incazzino come al solito perché c'è sempre qualcosa che non va. E' novembre del Luca sei sempre depresso. E' novembre e domani andiamo a vedere le stelle che almeno possiamo fingere di piangere di commozione ma in realtà piangere di tristezza da buoni amici. Anche se non so la strada del belvedere e in città ci sono troppe luci e in campagna troppi campi coltivati percui magari mi chiudo ancora in camera e piango da solo guardando le stelle del presepe appese al soffitto.

giovedì 27 ottobre 2011

E' pieno di errori concettuali. Me ne rendo conto.

"Non siamo qui a discutere il significato filosofico del dolore"
Ma cosa dice questa? Ma io cosa ci faccio qui?
L'idea di rendere la psicologia una scienza hard penso mi abbia sempre tremendamente spaventato. Perché dobbiamo rendere l'uomo un insieme di interconnessioni neurali, qualche assone mielinizzato e qualcosa d'altro che mi sfugge non avendo seguito con cura la lezione, impegnato probabilmente a giocare al sudoku o in giro a fare esperienze e provare emozioni nella mia vita ben poco sinaptica.
Ma non sono qui per discutere il libero arbitrio. Dico soltanto che se decidiamo di ridurre la vita in fattori neurali o biologici io vado a protestare con Giuliano Ferrara per ridare valore alla vita. L'unico che in 150 anni d'Italia ha capito che per risolvere i problemi dello stivale basta abolire l'aborto, poi niente più qualunquismo, niente più clientelismo.
Comunque scherzo, non mi ritengo ancora personaggio da TSO.
Però consiglio caldamente a chi vuole ridurre la vita emozionale alla connessione interneurale di non impegnarsi quest'anno nei regali di Natale.
Valium Tavor e Serenase come suggeriscono i C.C.C.P.
Niente più emozioni! una sorta di Keine metaphysik mehr! dei giorni nostri dei tempi odierni.
Una pillola e son felice, una pillola e sono triste.
Non ho più motivo di vivere una vita alla ricerca della felicità perché in fondo sono solo scariche e potenziali elettrici. Sarei pervaso da semplici scariche elettriche che mi rendono felice. Che mi fanno esser sereno. Che a volte mi fanno fare strani sogni, altre volte strani pensieri. Che mi fanno aspettare la fine delle lezioni e la sveglia della mattina e l'avvento del fine settimana per correre da lei.
Che tristezza!
Credo molto di più ad un mondo che gira intorno alla sessualità secondo la visione di Paulo Coelho, mica freudiana. Vivere di o per un orgasmo. Forse è una visione un po' esagerata ma può funzionare. Almeno al giorno d'oggi. Almeno per I cani. (8.6 secondi che determinano il mondo (ma non erano undici minuti?) Anche se Horkheimer e Adorno mi prenderebbero a testate ricordandomi la svalutazione dell'atto sessuale nel XX secolo, il suo divenire un qualcosa di animalesco e non più atto creativo (da non confondersi con procreativo). Ma tutto in fondo pure l'arte è in dotazione a cani e porci. E per qualcosa dovremo pur sempre vivere, noi poveri uomini (inteso come maschile generico). E suonerà poi stupido ma qui si parla d'amore, mica si fa l'Italia (o si parla di sesso, a scelta). Anche perché non mi piace per niente quest'idea di uomo adulto che se non ha rapporti completi deve avere un qualche blocco in una delle fasi infantili. Per me uomini e donne sono come pezzi di puzzle, non puoi unire due pezzi che non si incastrano alla perfezione e sperare di ottenere lo stesso l'immagine rappresentata sulla scatola. Alcuni pezzi proprio non combaciano per nulla, altri si attaccano male e sono come un imbroglio per terminare prima l'opera.
Che a ben pensare sono in genere i bambini a unire i pezzi male, non gli adulti, perché non hanno pazienza per terminare il lavoro con calma e aspettare di trovare due pezzi che combaciano alla perfezione. Quindi se qualcuno rinuncia ad attaccarsi con un pezzo che non gli si addice per dare armonia alla figura perché dovrebbe esser ritenuto un bambino? Non è forse molto più adulto e paziente degli altri?
Poi ci siamo noi, io e te, che da bambini i puzzle li odiavamo e io personalmente li facevo fare agli altri se avevano più di pochissimi pezzi belli grandi e molto diversi tra loro. Infatti non c'è mai stata sorpresa peggiore del trovare i puzzle nelle uova di cioccolata kinder. Ho sempre preferito le cose compatte, i pezzi unici, nel senso di composte da un unico pezzo. (Crescendo ho poi capito il valore dei pezzi unici intesi come unici esemplari da collezionare). Ma anche se a 20 anni vorremmo ancora svaligiare i negozi di giocattoli abbiamo sempre dalla nostra Platone e il mito degli androgini, l'ira di Zeus che ci ha divisi da un unico corpo, Shivashakti e una collana che mi ricorda di Ganesh, figlio del frutto della perfetta unione e armonia di uomo e donna. Non penso mi debba servire altro. In fondo dovevo solo fare un po' di esercizio con la maieutica. Partorire qualche idea. Scrivere di nuovo qualcosa su fogli di carta di quaderno a quadretti.


p.s. se davvero il clitoride è un'invenzione del 1511, caro Freud, non pensi che le tue idee possano entrare in crisi? Va bene, tu eri misogino, non te ne importerà nulla. Ma allora che cosa erano le donne prima di quell'anno?

giovedì 8 settembre 2011

e una danza, una danza che non si ferma più.


Potrei credere solo a un dio che sapesse danzare.
Una scritta su una maglietta che riapre un intero mondo, un mondo dimenticato e un po' pericoloso. Il mondo di io che scrivo senza sapere bene il motivo. Tanti i forse, troppi i ma. Probabilmente l'unica cosa che sempre accade è come lo star bene mi precluda questa capacità. Se io sto bene non scrivo più. Così dopo un po' mi preoccupo. Penso che debba tornare a scrivere, ma temo di deludere me stesso. Perché tutto va bene e non ho motivo di alterare la realtà. Forse un po' mi mancano le cose che non vanno bene, è un po' come mantenersi in allenamento. Se non corri per mesi la prima volta che riprendi il giorno dopo resti paralizzato a letto. Se tutto va bene appena le cose vanno male resti paralizzato in casa. Forse più una droga, dopo un po' da astinenza. Un'astinenza cattiva, come quella delle droghe. Ma meglio non pensarci a certe cose. Meglio vivere senza porsi stupidi problemi. Senza rimpiangere il fatto che non so più scrivere, tanto diverrò psicologo e aiuterò le persone. Bacerò polsi e ricucirò ferite. Da buon chirurgo del cervello. Almeno spero. Fare in tre giorni ciò che avrei dovuto fare in sei mesi di università. Riuscire a stare tranquillo anche senza lo zoloft. Bere camomilla alle 7 del mattino perché ha un buon gusto. Galeotta fu una maglietta durante l'eterna attesa dell'abbonamento GTT. Galeotto fu Lucio Fontana in un balcone pieno di cenere. Ritrovare dal nulla le idee geniali che tanto a lungo erano andate in ferie dalla mia testa. Viaggi in treno a fianco dei testimoni di Geova che per qualche strano motivo li sento quasi vicini a me. E' fratellanza universale, beibe. E' come pregare Shiva e mangiare Falafel, è come sentirsi in sintonia con il mondo. Stronzate un po' new age. Sentirmi una persona normale. Poter prendere aria almeno per un po'. L'importante è prendere aria. Farla uscire pian piano dai polmoni, dovrebbe essercene sempre a sufficienza per alcuni giorni. Poi la mancanza di ossigeno si fa sentire, ma l'importante è non disperare. Non farsi prendere dal panico. La scelta sbagliata commessa anche troppo a lungo. In infanzia è più facile imparare a nuotare che in età più avanzata. Ma non è mai detta l'ultima parola. Ci vuole coraggio, ci vuole tempo. Pian piano si affina la pratica. Bisogna fare attenzione a congestioni, ai crampi ai muscoli, ai mal di pancia. Cose passeggere. Nulla in confronto allo spettacolo di un corpo armonico in movimento in uno spazio che ha dell'innaturale. L'acqua cristallina. Pura? Ciò che conta non è il fatto che io continui a scrivere da cani, ciò che conta è che il timone ora gira giusto.

venerdì 1 luglio 2011

smania di fama


Nella mia testa ogni mattina c'è un Claudio Snatamaria che grida AMATEMI...ed è bello, perchè a volte qualcuno lo sente
Una delle didascalie più agghiaccianti in cui mi sia imbattuto. Terrificante come i tuoi racconti al telefono che si concludono con un nulla di fatto e la voglia di piangere che prende il possesso di me. Perché non ho saputo esprimermi e sono nervoso per delle cazzate così finisco per diventare cattivo. Perché sono cattivo, di una cattiveria vorace che divora le persone che più amo. Non so il perché ma finisce sempre così. Come quando non reggo le domande di mio padre e abbasso sempre più il volume della voce sapendo che lui non mi sentirà in modo da instaurare un litigio. Come mia madre che è frustrata per il suo lavoro e tratta di merda tutti ma in modo alquanto fine, con una cattiveria che va a colpire i punti critici delle persone e le fa stare male come un cane. Tanto lo fa lei quanto la sua migliore amica. Ed è una cosa che temo abbiano trasmesso a me a mia volta. E mi disgusta perché è l'arma di difesa delle persone deboli e misere come son loro. Deboli, misere e infelici. La zitellona che nessuno si fila al pari di zia Patty e zia Selma dei Simpson e la donna a cui troppo è andato storto nella sua vita per colpe non sue. Così si vendica con gli altri, una vendetta che ha del folle e colpisce le persone che più ama. Come un ciclo di distruzione che però pian piano si amplia ad altre persone che talvolta sfuggono da queste reti di mali. Come Shiva che balla nel cerchio del cosmo che una volta spezzato pone fine al mondo. Così questa rete una volta spezzata lascia spazio alla disperazione. Quasi un estetismo al contrario. Quasi il fare l'elitario perché ha un fascino deprorevole chi fa il superiore con me a buon motivo. Perché finisco per odiarli, ma alla fine so di amarli ed esser solo tremendamente invidioso di loro. Ma l'unica vera domanda che dovrei loro porre è sul come possano farcela. Come oggi che ti avevo promesso di chiamare la psicoanalista ma non ho il coraggio perché sono timido e ho paura delle segreterie telefoniche. Perché davanti all'autorità mi viene il capogiro e inizio ad avere caldo e la vista si annebbia e inizio a parlare ed emetter parole che non sempre sono mie, cerco di esprimermi al meglio e mi vengono in mente le peggio volgarità. Perché da quando Andy Warhol prometteva 15 minuti di fama a ognuno di noi io non ho saputo rinunciare. Forse per andare solo in cerca di qualcuno con cui parlare dei miei pensieri più impuri e sconcertanti. Perché mi spaventa non dormire la notte e studiare psicologia sociale alle 3 e 30 del mattino, perché c'è un caos infernale nella mia testa tra misticismo e occultismo, filosofia e storia, psicologia e eventi passati, parlare con gli angeli e sognare demoni, la forza della natura e i guai del comunismo, la mia infanzia e il sistema capitalistico, la fine del liberismo e l'inizio della mia sanità mentale, fermare la paranoia e la canalizzazione, dormire e lo zoloft, lettori fissi e battute per fare il simpaticone, cercare fama e restare di nicchia, fare l'elitario snob ed essere un coglione fancazzista. Le sigarette e il mal di gola, l'alcol e il mal di pancia. Il sangue dal naso e le croste sui piedi. L'afa e le 110 pagine quotidiane. L'eterno ritorno e il Nietzsche animalista, il regno della Bestia dell'apocalisse e i libri di Paulo Coelho. La fiducia nell'uomo e l'insostenibile leggerezza dell'essere, la gelosia e le persone a me vicine, le liste di Caos Calmo e le puntate di How I met your mother. Emily Osment e Miley Cyrus. Zelda Williams e la barba del padre. Le crisi isteriche in piena pubblicità. Le nottate in cui spero che tu mi scriva qualcosa. La sveglia ogni 2 ore dalle 8 della mattina e scendere all'una dal letto. Essenzialmente fallisco.

sabato 18 giugno 2011

boh

se scrivo questo post è perché persisto ad avere sogni vividi. se scrivo questo post è perché in sogno mi sono ripromesso che avrei scritto di questo. sarà ormai un mese che ogni notte persisto ad avere sogni vividi, tanto che negli ultimi giorni rinuncio ormai persino ad alzarmi dal letto. sogni che corrispondono ai miei istinti maniacali del giorno, ma non è di questo che voglio parlare. ancora una volta ho avuto incubi riguardo al mio andare in macchina, per me l'idea di guidare sin da bambino è stato uno choc, ancora ricordo quando salivo nel sedile dietro e non volevo mai stare dietro il guidatore perché mi spaventava la sola idea di dover un giorno prendere il posto di papà e mamma e mettermi io al volante. puro terrore, seppur non sapessi nemmeno l'esistenza di acceleratore, frizione e freno. per me guidare equivaleva a muovere il volante. la situazione penso sia peggiorata la prima volta che abbia provato a guidare, mia madre voleva che mettessi l'auto in garage, io ho messo il muso dell'auto contro la porta in ferro del garage, errai non tanto nel comprendere il comando quanto nel metterlo in pratica e scoppiai a piangere per il terrore. ma non di questo ora ho intenzione di parlare. i sogni legati al mio dover guidare senza esser capace, giù per discese in cui dovevo evitare di far danni e uccidere persone compreso me stesso, son durati a lungo. l'ultimo precisamente ieri sera. un sogno atroce, di quelli a cui non so dare un perché. continuo a dirmi che sia la sertralina eurogenerici 50 mg compresse rivestite con film, la solita scusante per non modificare le mie abitudini, per non fare colazione seppur dovrei, per non fare moto fisico seppur dovrei, per non andare a letto presto con un libro seppur dovrei. fatto sta che stanotte ho sognato di esser sulla mia agila gialla. proseguivo su una strada sinile alla statale che porta da Ca' del bosco verso Sommariva, dove c'è il passaggio a livello. lo ricordo perché l'ho percorsa l'altro giorno vagando per i campi in cerca di un posto dove fumare una sigaretta. non andavo particolarmente veloce, non così veloce da non potermi fermare. ricordo solo che c'era qualcosa che non andava, ricordo solo che si abbassava il passaggio a livello e delle persone a piedi appoggiavano sui solchi fatti dai binari delle sbarre a bande rosse e bianche per farmi fermare senza proseguire oltre e io avevo paura di investirli ma ero sicuro che sarei riuscito a fermarli in tempo. ricordo solo di non essermi fermato in tempo ed essermi ritrovato in mezzo ai binari. ricordo il volto pieno di disapprovazione di una persona che mi diceva di mettere la retro e uscire da quel punto finché ero in tempo. perché il treno non era ancora arrivato. perché ancora potevo evitare la catastrofe. solo che io non avevo più le gambe. solo che non sapevo più usare la frizione o l'acceleratore, non ricordo più. ricordo che però il treno si schiantava contro di me. forse morivo. poi mi svegliavo erano le 6:32 e tu non mi avevi cercato al cellulare. i miei si muovevano per casa per andare a Lignano sabbiadoro. io riaddormentandomi sognavo che facevamo la pace o forse che avrei scritto tutto questo. ho ricordi confusi.