riesco meglio ad affogare

E se staccano la mano che mi regge dalla pancia la paura è tanta,non mi sento ancora pronto.

lunedì 9 maggio 2011

Mi sentii quello che ero: impotente, bambino, depresso.



E' una di quelle cose a cui non presti mai abbastanza attenzione. Metti una mano in tasca e tiri fuori un accendino giallo. Non quello arancione che eri convinto di aver preso. Quello comprato in tabaccheria qualche settimana prima. Ma quello giallo. Dalla tasca dei pantaloni blu esce fuori l'accendino giallo. Quello che ti aveva regalato una ragazza che non senti più da mesi. Anni. Erano anni fa. Ero una persona diversa. Non ero ancora nemmeno maggiorenne. Giovane e inesperto. Alcune cose cambiano. Altre no. Fermare Gianluca in stazione senza rendersi conto che è la sua ragazza quella con cui sta parlando. Magari litigano, si fanno la guerra. Magari si amano. Fatto sta che li ho interrotti e non avrei voluto. Meglio andarmene con una scusa qualunque tipo ci vediamo fuori ma prendere il primo autobus che passa e andarsene. Trovare fuori dalla stazione un maggio che sa di inverno e fa pandan con il mio cuore, pam-pam avrebbe detto un'amica di cui ho perso le tracce. Salire su un autobus pieno di gente che egoisticamente lotta per un posto a sedere, non per la sopravvivenza, immemori di una solidarietà dalle basi suppongo cristiane di sostegno a bambini, anziani, donne e bisognosi. Gli uomini sono socialmente meno utili e biologicamente meno necessari alla riproduzione della specie. Volantini della mostra sul cane a sei zampe che ci ha insegnato la vita in fabbrica, l'industria piomba all'improvviso nelle nostre vite. Credi nel Signore Gesù Cristo e sarai salvato. Le chiese anglicane hanno ancora molto da insegnare a un popolo che fa orecchie da mercante. Originalità conquistata tra tagli di capelli e vestiti all'ultimo grido. Bambini che giocano a fare gli adulti solo quando fa comodo, se in gioco c'è un orgasmo o una buona base alcolica. Il bambino, quello vero, che siede non distante da me, con il padre al fianco, porta in testa un cappello da alpino. Magari si sente un eroe dei fumetti. Probabilmente gioca ancora con la fantasia, come dovrebbero fare tutti i suoi coetanei. Terra natia di urlatori che cantano il disagio giovanile. Toppe dei Nerorgasmo su zaini troppo pubblicizzati per passare per ribelli. Immigrati speranzosi in un futuro migliore ritrovatisi a donare giornali a pendolari stanchi, studenti di fretta, impiegati stressati e lavoratori senza futuro tra i fumi dello smog. I residui del giorno di festa accumulati per terra agli angoli della strada e nel mezzo della piazza mischiati agli avanzi di gioventù da discoteca a spiegare che oggi è lunedì e si torna alla normalità. Alberi nati dal cemento di corso San Maurizio che non sanno spiegarsi perché si trovino lì. La chiesa-bunker dove un anno è trascorso troppo in fretta senza finestre dove osservare scorci del mondo fuori in mutamento. Ladri di aperitivi del bar all'angolo dall'insegna rossa. Potrei mettere una mano sul fuoco tanto è vero che un'insegna simile, ma verde, l'ho vista vicino a casa mia.
Ieri sera abbiamo di nuovo litigato stupidamente perché io ho paura che semmai dovessi ritrovarti possa trovarti completamente cambiata. E la cosa mi spaventa e disgusta pure un po'. Perché potresti non esser più la bella persona che avevo conosciuto. O che forse mi ero solamente angelicato all'interno della mia testa. E tu potresti avere disgusto di me. Un po' come tutti. Anche se magari ti farebbe pure bene. Inizieresti ad essere sempre più apprezzata da tutti. Magari esser più felice. Vivere meglio che con un macigno di persona sulle spalle. Solo che vorrei esser l'amico cercato sempre. Nella gioia e nel dolore. Ma questo evidentemente non è il mio destino. Anche se credo nel karma. Mi sono ricevuto solo i momenti peggiori della tua vita, ma non importa. I pesi è meglio scaricarli. Anche se il mulo carico di spugne nel fiume affoga nonostante creda di potercela fare senza problemi avendo un leggero carico sulle spalle sulla terra ferma. Mentre il mulo carico di sale dopo tante fatiche terrene trova la liberazione all'interno del fiume. Il sale si scioglie al contatto dell'acqua dopo tante fatiche terrene. Ma questa è un'altra storia. Ma noi si è esseri umani. Ben poco da spartire con i muli. Sarà meglio confidare anche questa volta nel futuro. Anche se non ne ho voglia. Anche se sono stanco di aspettare. Anche se come te, come tutti, ho fretta. Fretta di fare, fretta di cambiamento. Fretta che è componente universale del nostro mondo.Vorrei solo smettere di avere un corpo imperfetto. Diventare esclusivamente pura sostanza pensante. Addio.


Torino aria gelida che mi congelerai
Torino molto a lungo tra le braccia tu mi stringerai
Torino cielo plumbeo so che tu mi tradirai

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